I nemici dell'apprendimento - Le sfide che ostacolano la conoscenza
Imparare non è solo sapere qualcosa per un giorno. È la profonda saggezza che ti consente di creare, innovare e superare i limiti.
👉Cosa contiene questa newsletter:
Una riflessione sui nemici dell’apprendimento
I post che ho scritto questa settimana
I corsi in partenza
I libri che consiglio
News e dintorni
Cominciamo parlando di come coltivare i tempi morti
Sto guardando in streaming su RaiPlay Splendida Cornice, la trasmissione condotta da Geppi Cucciari all’interno della quale lei invita personalità culturali di grande calibro e che può darsi in Italia siano poco note. Mi nutre, mi stimola, mi gratifica sentir parlare gente che ne sa tanto.
Un ospite che mi ha colpito molto e suscitato la riflessione di questo post è stato Nicola Piovani, il pianista compositore, premio Oscar per la migliore colonna sonora del film La vita è bella.
“Lo stato d’animo che Lei ha quando compone influenza quello che crea?”
gli ha chiesto Geppi.
“Beh sì.
La scienza dice che le idee nascono nel momento in cui non stai concentrato su ciò che vuoi ottenere, mentre stai facendo un’altra cosa, in quelli che si chiamano “i tempi morti”, che sono vivissimi in realtà e sono quelli che nella nostra civiltà stanno mancando un po’.
Dovremmo coltivare di più i tempi morti. Un tempo dove non c’è qualcosa di finalizzato.”
ha risposto Piovani.
Qui lo spezzone di intervista dove ne parla:
Questa riflessione mi ha traslato con il ragionamento direttamente nell’ambito dell’apprendimento. Ognuno di noi si trova a tu per tu quotidianamente con il sapere: si tratta di aumentare la competenza, o di sviluppare la produttività, crescere nelle abilità o semplicemente coltivare una passione personale.
Per alcuni è croce e delizia, poiché c’è la consapevolezza che imparare cose nuove è meraviglioso, seppure faticoso; per altri l’apprendimento è percepito ancora come obbligo e scevro di piacere, esattamente come chi collega l’imparare alla scuola, al banco: finita la scuola, finito l’obbligo.
Che cos’è l’apprendimento?
L'apprendimento è un processo continuo delle creature viventi, nonché per noi lavoratori un aspetto importante della crescita professionale e personale.
Uno degli incipit più mirabili che siano stati partoriti, quello della Metafisica di Aristotele, suona nella traduzione italiana dal greco all’incirca così:
“Tutti gli uomini per natura tendono al sapere.”
(Pantes anthropoi tou eidenai oregontai physei)
Leggendolo in greco si trovano ben altre sfumature: quel “per natura” è naturalmente, con moto spontaneo, in modo ineluttabile. Trovo che la traduzione dell’inglese renda maggiormente giustizia all’affermazione di Aristotele:
“All humans, by nature, desire knowledge.”
La Metafisica non è un libercolo da niente, ma è rimasto il libro fondatore della logica matematica: e non sorprenda che parta da questo assunto riguardante proprio l’amore per la conoscenza.
Essere curiosi e desiderosi di apprendere continuamente ci consente di acquisire nuove conoscenze e competenze che possono aiutarci a migliorare nella nostra professione e nella vita in generale.
Non riguarda perciò l’ambito puramente scolastico, ma consiste nella nostra voglia di esplorare, di migliorarci, di raggiungere nuovi traguardi esperienziali, nuovi livelli di carriera.
L’apprendimento ha a che fare con la sopravvivenza: le specie che hanno resistito sono quelle che hanno imparato a evolversi, che si sono adattate scegliendo nuove forme di essere, che hanno deciso di mutare.
Le piante, che esistono da molto prima degli esseri umani, lo sanno benissimo, tant’è vero che, anche quando noi le costringiamo a crescere dentro le nostre case, trovano il modo di adattarsi. Certe, anzi, si trovano benissimo visto che le proteggiamo.
Onorando il vero fino in fondo, le mie puntualmente attuano una sorta di suicidio collettivo per la verità, ma un’orchidea in ufficio mi ha ridato speranza… Sembra abbia appreso un nuovo modo di vivere!
Volendo volgere nuovamente al filosofico, la paura di morire è sapere che non potremo imparare più nulla, che non ci sia più evoluzione possibile.
Il nostro sapere insomma ci determina, ci definisce, costruisce la nostra personalità, ci fa vivere. Anzi la voglia di sapere tiene vivo e longevo il cervello.
Proprio come testimonia la vita stessa di Rita Levi Montalcini neurologa e psichiatra, premio Nobel per la medicina, prima donna a essere ammessa alla Pontificia accademia delle scienze, che è morta a 103 anni.
Al suo centesimo compleanno un giornalista le chiese:
“Com’è la vita a 100 anni?”
Lei rispose:
“Il corpo faccia quello che vuole. Io sono la mente.”
Se vuoi leggere l’intervista integrale risalente al primo numero di Wired Italia (marzo 2009) lo trovi qui:
https://www.wired.it/attualita/media/2019/03/21/wired-10-rita-levi-montalcini/
I nemici dell’apprendimento
Cosa interferisce umanamente con l’apprendimento? Perché per alcuni l’apprendimento è routine quotidiana e per altri invece solo la parola evoca scenari repellenti?
Ci sono diversi fattori che incidono sul modo in cui noi svolgiamo la nostra quotidianità a livello di adattamento e crescita.
Ne cito 3: il dovere, i bias cognitivi, il fare. Capirne i meccanismi può giovare.
1. Il dovere
Molte persone sono andate a scuola solo perché obbligate da genitori che però non stimavano trascorrere il tempo studiando. Se un bambino non vede un genitore studiare, leggere, cercare, sperimentare, perché dovrebbe essere invogliato a farlo? Cosa dovrebbe stimolarlo? L’ambiente determina l’apprendimento. Il dovere di studiare è il killer di qualsivoglia piacere di apprendere ed evolvere.
L’effetto più drammatico della scarsa istruzione è purtroppo la mancanza di possibilità lavorative, l’esilio dal mercato del lavoro. Tanti lavoratori che non hanno compreso l’importanza dell’aggiornamento costante si sono ritrovati con competenze obsolete e nell’incapacità di ricollocarsi con nuovi ruoli professionali. Ne è responsabile anche la politica sociale del nostro paese che non spinge mai efficacemente sull’istruzione come strategia occupazionale.
C’è anche da dire che l’aggiornamento professionale non è più un lusso: io stessa tengo docenze in corsi finanziati e con il coordinamento didattico cerchiamo di strutturare i percorsi in modo tale che chi si forma sappia concretamente maneggiare ciò che ha imparato. Possa cioè maturare competenze spendibili per trovare lavoro.
Ciò nonostante, c’è un gap incredibile tra le richieste del mercato e la preparazione disponibile, soprattutto perché c’è ancora una mentalità restìa a credere nell’istruzione come valore di competitività.
In Italia ci sono pochi laureati rispetto al resto d’Europa e ancora tantissime persone under 40 con la sola scuola dell’obbligo.
Non è una questione economica: studiare in Italia è possibile anche senza soldi.
2. I bias cognitivi
Non c’è niente che ostruisca l’apprendimento peggio di un pregiudizio. Il drammatico ritornello “Abbiamo sempre fatto così” è in grado di bloccare correnti scroscianti di conoscenza e innovazione.
Ad esempio, assistiamo in questo momento alle idee conservatrici dei detrattori dell’Intelligenza artificiale che in nome del primato de “Il cervello umano e basta”, evitano la sperimentazione manco fosse una mortificazione per il corpo e per lo spirito. “I puritani della conoscenza” li chiamo io. Li immaginate, no? Collare elisabettiano, vestiti castigati e con colori uggiosi, capelli senza vanità.
La regola d’aula che pongo all’inizio di ogni mia sessione formativa è la seguente:
“Ho lasciato fuori di qui pregiudizi e permalosità: per imparare non mi servono.”
Suona tipo un mantra: fa riflettere, mi dicono.
Se mi àncoro con tutte le forze a ciò che credo di sapere, a ciò che credo vero in modo assolutistico, se considero la conoscenza un sapere immutabile, sarà molto complicato far entrare nuovi concetti che possono cambiare la forma mentis e aprirmi a nuovi orizzonti.
Un bias cognitivo è un errore sistematico di ragionamento che il cervello compie e che, se non svelato, può ingannare a tempo indeterminato. Ecco perché suggerisco sempre a inizio corsi di sperimentare lo smentirsi, il ricredersi, la bellezza selvaggia dello scoprire cose che non si conoscevano o che non si ritenevano possibili.
3. Il fare
Mi riferisco al “fare sempre”, senza sosta, cercando di riempire tutti i buchi della giornata, impedendosi di stare (fermi). Ciò determina la mancanza di tempo per la riflessione, la mente non può vagare: come in un hard disk piccolo, essa non ha spazio di manovra per elaborare.
Ci si muove male a livello creativo se non si ha l’agio di oziare. L’otium, diceva il poeta latino Catullo, è il contrario di negotium.
“Il termine otium in latino era il tempo libero dalle occupazioni della vita politica e dagli affari pubblici (cioè dai negotia), che poteva esser dedicato alle cure della casa, del podere, oppure agli studî.
Treccani vocabolario
Oziamo, dunque!
Liberiamoci dal tempo pieno di impegni. Ognuno lo realizzi poi come gli pare questo tempo libero, o tempo morto, o tempo vivissimo!
Ti sgrida qualcuno perché sei lì a contemplare? Può darsi che sia il momento giusto per eliminare quella persona dalla tua vita… 😆
Prima di ogni esame universitario, ho sempre trascorso la serata precedente in compagnia dei miei amici, concedendomi una birra e conversando piacevolmente. Anche prima dell’esame di filosofia teoretica, l’esame che ha richiesto la preparazione più complessa e in vista del quale l’ansia c’era davvero.
Ad un certo punto le uscite prima degli esami erano diventate un gesto scaramantico: pian piano mi sono resa conto che in quel modo facevo spazio alle informazioni perché si clusterizzassero, si sistemassero nella modalità più conveniente, così che le domande del giorno dell’esame sarebbero state più chiare: il cervello avrebbe saputo attingere al suo interno con maggiore velocità ed efficienza.
Ancora oggi il giorno prima di ogni docenza mi dedico ad altri progetti o, se è possibile, non lavoro affatto.
📑 I post che ho scritto questa settimana
Le mie ricerche in questo periodo sono andate verso il social media marketing. Ho scritto un post per spiegare la logica di scelta della piattaforma social per chi fa branding. Con così tante opzioni disponibili, può essere difficoltoso decidere su quale concentrarsi per una strategia di content marketing poiché ogni piattaforma ha i suoi punti di forza e di debolezza unici. Scegliere quella opportuna può fare la differenza.
Spero sia utile.
Content marketing: come scegliere il social network per la tua strategia di branding
🎙 I corsi che sto terminando e quelli in partenza
Concludo in settimana la docenza del corso di storytelling per il web e i social network. Bellissimo! Mi ha dato tantissimi stimoli nuovi. Questo nuovo tipo di newsletter ne è un esempio.
Chi volesse inserirsi nel corso intermedio che terrò a luglio, può contattarmi, a patto che sia residente in Emilia-Romagna (requisito imprescindibile).A seguire ne inizio un altro dove invece insegnerò come costruire un progetto digitale. Intervengo nel corso intermedio dove spiegherò alle ragazze (sì, è un corso tutto femminile) come lavorare il testo in digitale rendendo la user experience performante: parlerò quindi di come realizzare la leggibilità, la coerenza, la chiarezza, l'attenzione al dettaglio.
Stesso requisito per partecipare: residenza in Emilia-Romagna.Prossimamente terrò una formazione di orientamento a ragazzi di alcuni licei in cui parlerò dell’Unesco e delle professioni turistico-culturali che è possibile intraprendere nel nostro paese. Un impegno che ho accettato con tanto entusiasmo! Nelle prossime newsletter saprò dire di più.
In ultimo, riprendo con la formazione in comunicazione e marketing per i ragazzi dell’apprendistato.
📚 I libri che consiglio
“La ragazza della palude” di Delia Owens. Un romanzo che ho amato per il modo in cui la protagonista viveva la sua solitudine immersa nella natura, il suo modo di vedere la vita e l’amore. L’autrice ha una scrittura capace di portare dentro lo scenario narrativo e farti abitare il posto.
Credo uno dei libri più belli che ho letto: non mi sembra un caso che abbia venduto 12 milioni di copie.“Il sogno della macchina da cucire” di Bianca Pitzorno. Intenso per la storia, ma di più per il racconto dei costumi italiani di inizio secolo e della condizione della donna. Molto interessante anche il retroscena della sartoria. La Pitzorno ha scritto tanti libri per bambini, per cui la sua scrittura per gli adulti è chiara, diretta, senza fronzoli, dritta al cuore.
💁♀️News e dintorni
Chat GPT - L’attesa è terminata. È stata ripristinata per l’Italia la possibilità di utilizzo. Da quello che ho visto il mio stagista è in splendida forma e altamente più performante di prima.
Buon Primo Maggio!
👩 Chi sono e cosa posso fare per te
Mi chiamo Mariangela Lecci e faccio il consulente di comunicazione e marketing, sono docente e coach. Il mio quartier generale è a Cattolica, in Emilia-Romagna, vicino al mare.
Il mio impegno è dedicato a sostenere le piccole aziende e i liberi professionisti nei loro percorsi di crescita, sia a livello professionale che personale.
Questa newsletter è un mio strumento operativo con cui resto in comunicazione con la mia community offrendo ispirazioni, senza disdegnare aggiornamenti e operatività.
La scrivo ogni lunedì. Se vuoi che un particolare tema venga trattato, fammelo sapere scrivendomi a info@mariangelalecci.it
👉Per scoprire di più sulla mia attività, ti invito a visitare il mio sito web: Mariangelalecci.it
👉Puoi trovare ulteriori contenuti interessanti sui temi di questa newsletter anche nel mio blog: https://mariangelalecci.it/blog
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