Lavorare 4 giorni su 7 è pensabile?
I risultati di un esperimento che ho condotto per 12 mesi: pro e contro di una settimana lavorativa di 4 giorni vissuta da un libero professionista.
Poco più di un anno fa in Belgio divenne legale la settimana lavorativa di quattro giorni, senza riduzione di stipendio e con lo stesso numero di ore. Nel venirlo a sapere mi incuriosii parecchio. E cominciai a riflettere su questa modalità che in quel momento mi sembrava impossibile.
Per un periodo della mia vita, che si è protratto per circa un triennio, ho sperimentato un grave problema legato al lavoro: il workaholism (letteralmente, ubriacatura da lavoro). Ero costantemente impegnata nell'attività lavorativa, trascurando altre sfere della mia vita e considerando il lavoro come l'unica cosa importante. Con il tempo, mi sono resa conto che questa dipendenza dal lavoro stava diventando una vera e propria patologia per me.
Da quel momento in avanti, ho iniziato a riflettere seriamente su come riequilibrare la mia energia vitale e le responsabilità lavorative. Da addetta ai lavori e ricercatrice di tecniche di produttività ed erogando formazione aziendale su questa materia, mi sono resa conto di quanto fosse paradossale il fatto che, da esperta in questo campo, lottassi con l'incapacità di fare bene senza strafare.
Ho capito che la produttività non dovrebbe essere misurata soltanto in base alle ore lavorate o ai risultati ottenuti, ma deve essere valutata nel contesto di una vita equilibrata. La mia esperienza di quel triennio al limite del patologico mi ha insegnato che la vera produttività si basa sulla capacità di gestire il proprio tempo e le proprie risorse in modo efficace, senza sacrificare la salute e il benessere personale.
L’inizio dell’esperimento
All'inizio di luglio dell'anno scorso, ho iniziato a riflettere seriamente sulla possibilità di ridurre la mia settimana lavorativa da 7 giorni a soli 4 giorni. Questa idea, inizialmente, mi è sembrata quasi un atto sconsiderato, una mancanza di responsabilità nei confronti del lavoro, poiché ero abituata a dedicarmi alla mia attività senza sosta.
Tuttavia, mi sono resa conto che gli esperimenti e i cambiamenti significativi richiedono un'apertura mentale e la volontà di considerare nuove prospettive. Ho capito che per effettuare una vera sperimentazione e giungere a una conclusione valida, dovevo essere disposta ad aprire la mente e lasciare spazio alla possibilità di un cambiamento positivo.
Sapevo che se mi fossi preclusa la sperimentazione e avessi negato la possibilità di lavorare solo 4 giorni a settimana, avrei creato un pregiudizio nei confronti di questa opportunità. Pertanto, ho deciso di dare una chance a questa nuova prospettiva e raccogliere dati oggettivi per comprendere appieno i suoi effetti.
Ho adottato un mindset aperto, consentendo ai dati e alle esperienze di guidarmi nella mia decisione.
La tesi da dimostrare era: è possibile lavorare solo 4 giorni alla settimana, migliorando la qualità del lavoro e mantenendo lo stesso fatturato?
Proviamo, mi son detta. Mi do un anno di tempo per valutare che questo sia ragionevole o meno.
La mossa più sensata era non impegnare il venerdì, perché socialmente parlando non essere operativi di lunedì sembrava proprio una scemenza.
Ho iniziato dalle docenze. Non ne ho più prese di venerdì, già non accadeva così spesso prima, per cui questo è venuto facile.
Poi sono passata alle giornate di consulenza che ho iniziato a fissare di lunedì o di mercoledì alternandole con le giornate di lezione.
Tutto bene, ma il lavoro in backoffice e soprattutto la ricerca non avevano più posto e puntualmente il venerdì mi ritrovavo a smaltire arretrato, a volte con l’ansia e il panico di chi ha le ore contate per portare a termine alcune tipologie di lavoro.
Molti venerdì all’inizio li ho lavorati, anzi a dirla tutta in aprile e maggio di quest’anno ho lavorato anche i sabati e le domeniche. Ma mentre lavoravo in quei giorni era ormai venuta fuori la consapevolezza che ero out, era un’eccezione che non doveva ricapitare. Dovevo aggiustare il tiro.
Ci sono state poi delle coincidenze più che positive: l’avvento di alcuni strumenti chiave per la mia attività come ad esempio Chat GPT.
Ho continuato a fare ricerca immancabilmente ogni settimana: gli ultimi mesi del 2022 sono stati decisivi in tal senso. E mi rendevo conto che ciò che avevo in mente ero decisa a realizzarlo come fosse una sorta di rompicapo che volevo risolvere.
In ballo non c’era più solo il mio equilibrio vita personale - lavoro, ma era diventata una sfida a far quadrare le cose.
Durante i mesi si faceva strada un'intuizione riguardo a un nuovo metodo di lavoro, ma solo adesso ne sono pienamente consapevole. Sin dall'inizio, ho avuto il presentimento che questo approccio potesse realmente diventare un vantaggio significativo non solo per me, ma anche per i miei clienti, soprattutto per i liberi professionisti, gli autonomi e i manager. Questa percezione mi ha permesso di osservare la situazione come se fosse una parte esterna di me stessa, rendendomi in grado di regolarla in modo più semplice e lucidamente.
Sperimentando in questa prospettiva, sono stata in grado di analizzare lo scenario con un occhio critico e oggettivo. Questa distanza mentale mi ha aiutato a identificare i punti di forza del metodo e a raffinare i dettagli per renderlo ancora più profittevole.
Ho trovato ispirazione nella possibilità di offrire un approccio innovativo che potesse soddisfare le esigenze specifiche dei liberi professionisti. Vedere la faccenda "fuori da me" ha reso più semplice l'adattamento e l'ottimizzazione del metodo per ottenere risultati concreti.
Ora sono entusiasta di mettere in pratica questo nuovo metodo e offrirlo ai miei clienti. So che il percorso potrebbe essere ancora lungo, ma sono pronta ad affrontare le sfide che si presenteranno lungo il cammino.
L'abilità di osservare il mio lavoro da una prospettiva di distanza mi ha insegnato l'importanza di rimanere aperta a nuove idee e di mettere in discussione le mie convinzioni. È stata un'esperienza illuminante che ha arricchito il mio approccio professionale e mi ha spinto a continuare a cercare soluzioni innovative.
Durante questo periodo di prova, ho notato cambiamenti sia nel mio benessere personale che nella produttività lavorativa. Ho avuto il tempo di dedicarmi a interessi personali, trascorrere più momenti di qualità con la famiglia e ritrovare una maggiore motivazione durante i giorni di lavoro.
Per riassumere: vantaggi e svantaggi
Vantaggi
Flessibilità - Lavorando solo 4 giorni a settimana, ho più flessibilità nel pianificare il mio tempo libero o le mie attività personali. Questo sicuramente ha migliorato l'equilibrio tra lavoro e vita privata. Ma soprattutto mi ha fatto guardare alla diversificazione delle attività come fattore determinante per aumentare la qualità lavorativa. Sapevo già che la routinarietà fosse deleteria per me, ma ora ho le prove.
Riduzione dello stress - Avere tre giorni di riposo mi fa staccare completamente. Una settimana lavorativa più breve può ridurre il livello di stress e stanchezza accumulata. Ciò può portare a una maggiore produttività e concentrazione nei giorni lavorativi. Questo ho avuto bisogno di sperimentarlo per lungo tempo: non è così evidente, perché ci si può stressare con i soli pensieri. Se infatti il trigger non è esterno, ma interno, non si riuscirà ad avere realmente questo distacco. Ci ho messo dei mesi innanzitutto per non sentirmi in colpa di non lavorare di venerdì. Poi piano piano è diventato un’abitudine e di conseguenza iniziavo a godermi veramente il riposo di 3 giorni.
Maggiore soddisfazione -La prospettiva di avere un giorno in più di riposo può aumentare la soddisfazione e la motivazione nei confronti del lavoro negli altri giorni. Questo è il traguardo più importante di quest’anno. Il lunedì è un giorno di grande energia, la settimana scorre in modo volitivo, mi piace quello che faccio, ho raffinato le attività e la produttività. Il mio è un lavoro di strategia e ragionamento: come docente e consulente sono chiamata a fornire domande, orientare verso un metodo, lavorare sulla forma mentis delle persone: la mia fluidità di pensiero scende a cascata sulle persone con cui lavoro. Se sbaglio io, possono sbagliare anche loro. Questo in questo ultimo anno l’ho toccato con mano.
Risparmio di tempo e denaro - Lavorando un giorno in meno, si riducono le spese di trasporto, pasti fuori casa e altre spese associate al lavoro. Non è un dettaglio: in qualunque attività imprenditoriale quadrare i conti è fondamentale.
Salute e benessere - Dedico il giorno di riposo aggiuntivo in particolare allo sport in particolare e questo contribuisce al benessere generale e a migliorare la salute fisica e mentale. Siamo un unicum fatto di tante parti e siamo ancora tagliati per correre e cacciare, proprio come gli uomini primitivi. Non possiamo sperare di stare seduti tante ore e avere chissà che rendimento lavorativo: è un controsenso.
Possibili svantaggi
Riduzione dei guadagni? - Lavorando un giorno in meno potrebbe esserci una riduzione del reddito, a meno che come professionista non si sia in grado di negoziare compensi più alti. Per me lavorare un giorno in meno ha significato lavorare meglio e ottenere di più. Dati alla mano, nell’ultimo anno il fatturato è cresciuto.
Carico di lavoro concentrato - I 4 giorni lavorativi potrebbero richiedere una maggiore concentrazione e sforzo per completare tutte le attività previste, aumentando la pressione e lo stress nei giorni lavorativi. Ho dovuto dosare attentamente le energie. Non ho mai sgarrato le abitudini fondamentali: a letto presto ogni sera, niente alcool, non fumo più dal 2019. Pianificazione accurata del tipo di incarico nella giornata: certe volte ho sbagliato qualcosa e sono arrivata a sera distrutta. L’incastro delle tipologie di lavoro è importantissimo per permettersi giornate ricche senza soffrire cali di energia o di umore.
Servizio ai clienti: Riducendo i giorni di disponibilità, potrebbe essere più difficile soddisfare le esigenze e le richieste dei clienti che lavorano su un programma di 5 giorni, potrebbe rivelarsi una perdita di opportunità di collaborazione o di business. Soprattutto qualcuno potrebbe ritenere questa scelta non consona e rivendicare il diritto di contattarmi anche al venerdì. Ho dovuto rivedere modalità e stili di comunicazione, e ancora non ho finito. Ma il risultato dopo un anno è un gran senso di organizzazione.
Questo esperimento mi ha insegnato che la riduzione dei giorni lavorativi non equivale a una mancanza di responsabilità, ma piuttosto a una scelta ponderata per migliorare la mia efficienza e il benessere complessivo. Ora comprendo che lavorare in modo più intelligente e sostenibile può portare a risultati migliori rispetto a un eccessivo sforzo senza pause.
Il mio “perché” lavorativo oggi
Oggi mi impegno a promuovere un approccio alla produttività che tenga conto dell'importanza dell'equilibrio tra lavoro e vita privata. Sperimento la gioia di ottenere risultati senza compromettere la mia salute mentale e fisica. Condivido questa lezione preziosa con gli altri attraverso la mia attività di formazione aziendale e coaching personalizzato, incoraggiando le persone a trovare un equilibrio sano tra il lavoro e il resto della loro vita.
Lavorare con impegno e passione è importante, ma deve essere bilanciato con momenti di riposo e di cura di sé. Essere produttivi non significa strafare o sacrificare la nostra felicità e il nostro benessere. La vera produttività risiede nella capacità di raggiungere i nostri obiettivi in modo sostenibile e gratificante.
Stai bene e goditi la settimana.
Mariangela Lecci
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Mi chiamo Mariangela Lecci e faccio il consulente di comunicazione e marketing, sono docente e coach. Il mio quartier generale è a Cattolica, in Emilia-Romagna, vicino al mare.
Il mio impegno è dedicato a sostenere le piccole aziende e i liberi professionisti nei loro percorsi di crescita, sia a livello professionale che personale.
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