L'ansia di essere indietro e la frenesia del lavoro
Essere in gamba a livello di produttività lascia lo stesso un vuoto che per essere sanato richiede di ricominciare a lavorare. Qual è la causa? Esiste un rimedio?
Cosa contiene questa newsletter:
Una riflessione sulla frenesia del lavoro
I post per approfondire il tema
News e Strumenti
Insoddisfazione: istruzioni per l’uso
La settimana scorsa è stata per me densa di impegni. Oserei dire che ho esagerato al punto che ancora oggi mentre sto scrivendo, dopo ben tre giorni di riposo, soffro ancora i postumi della stanchezza.
Su questo mi sono interrogata. Ho notato che pur portando a termine molti compiti, rispettando le scadenze e ottenendo ottimi risultati, permane in me la sensazione di insoddisfazione.
Ti è mai capitato di sentire che, dopo aver completato un progetto o un compito importante, ti trovi in crisi e pensi che devi ricominciare a lavorare il prima possibile per sentirti a posto?
Oggi voglio parlare di questo e di che idea mi sono fatta dopo diversi anni di esperienza e numerose ricerche sul tema.
Produttività ed equilibrio lavoro-vita privata
Mi occupo di produttività e questa materia mi è cara. Riguarda la capacità di ciascuno di generare risultati significativi e di alta qualità nel tempo previsto, massimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili. Avrai certamente sentito parlare di termini come efficienza, efficacia, pianificazione e organizzazione, gestione delle priorità et similia. Anche perché tutte queste parole inevitabilmente convogliano in un’espressione che, scommettiamo, è essenziale per ciascuno di noi: equilibrio lavoro-vita privata.
Ho vinto?
Cosa stai cercando di ottenere?
Posso elencare fior di strumenti per gestire la produttività (e alla fine di questo scritto parlerò di tool che cambieranno radicalmente la nostra capacità produttiva); rimane il fatto che il depennare tutte le voci della to do list non rende gratificati su tutta la linea. Prova ne è il fatto che il giorno dopo la chiusura di un progetto o un incarico importante, andiamo in crisi e tendiamo a pensare che prima ricominciamo a lavorare, prima ci sentiamo a posto. Ti è capitato?
Sono abbastanza in gamba a livello di to do list completate: negli anni ho affinato questa capacità di gestione del tempo oltre ad aver studiato parecchio su come rendere efficiente il mio lavoro, soprattutto a livello di competenza digitale. Quanta soddisfazione nel portare a termine un lavoro! Pazzesco il senso di completezza che provo nel risistemare la scrivania al termine della settimana lavorativa o di un progetto consegnato!
Eppure, nei momenti di riposo il pensiero si arrampica immancabilmente sull’albero alto per vedere il nuovo orizzonte, per vedere il sorgere del nuovo sole e farmi trovare preparata.
Ma cosa stiamo cercando di ottenere così facendo?
Cosa ci spinge davvero a completare un lavoro?
Ho cercato di comprendere quali meccanismi si muovono al nostro interno, quali trigger mettiamo in azione nel momento in cui sentiamo crescere quest’ansia. Suona una campana di allarme che chiama l’adunanza, la presenza, lo start.
Parlo per me, ma l’ho riscontrato in molte persone con cui ho lavorato.
Sarò breve.
E franca.
È la paura. Questa campana è la paura.
È la paura di ciò che accadrà se non lo completiamo, la paura di restare indietro, paura di perdere il controllo delle situazioni, paura di non raggiungere un senso di autostima, paura di essere delegittimati.
Paura di ciò che significherà per noi stessi.
Forse è un vecchio retaggio scolastico legato alla paura dell’interrogazione e alla possibilità di prendere un brutto voto con tutto quello che ne poteva conseguire a livello personale e sociale. Fatto sta che questa paura non se ne va mai, indipendentemente da quanto lavoro tu abbia svolto, da quanta efficienza tu possa vantare.
Ho ragionato diverse volte con i responsabili del personale e gli amministratori delle aziende riguardo il come far percepire una gratificazione ai dipendenti per evitare queste sgradevoli sensazioni, ed è certamente importantissimo fare questo gesto. Una delle cose che viene lamentata dai dipendenti, infatti, è la mancanza di un feedback che alla lunga diminuisce la produttività e la voglia stessa di impegnarsi nel proprio lavoro.
Questo però non c’entra con la condizione interiore di ciascuno di noi: incide di sicuro la valutazione che il nostro lavoro riceve, ma, se è vero che serve in quel momento, non aiuta a tenere a bada la paura nei giorni a seguire. Per cui ciascuno si ritrova a credere che prima si rimetterà al lavoro, prima si toglierà dall’impiccio di quella sgradevole sensazione.
Se potessimo mettere da parte la paura
Immaginiamo di avere la libertà di non provare paura. La prima libertà interiore è comprendere che non potremo mai finire tutto. Partiamo da questo.
Che succederebbe se potessimo mettere da parte la paura che ci guida? Se in qualche modo potessimo essere certi di poterci sentire in pace con noi stessi, come ci comporteremmo?
Ho raccolto e sistemato qualche idea, sulla scorta della mia esperienza e delle mie ricerche.
Godersi il momento. Senza la paura, ci si gode il momento e chi c’è in quel momento. Personalmente non è il riposo dopo tanto lavoro che mi fa godere l’evento o il traguardo, ma la possibilità di condividerlo con qualcuno, poter raccontare la mia vicenda, il traguardo che ho raggiunto. In questa foto che segue, è immortalato un momento al termine di una giornata faticosissima che ho condiviso con una coordinatrice al termine di otto ore di formazione. Eravamo esauste, è chiaro dai nostri volti, ma questa condivisione ci ha permesso di spostare l’asse di equilibrio su noi come persone e di avere piccoli minuti di allegria e serenità.
Le persone con cui lavoro sono per me importantissime e oggi posso dire che scelgo con chi lavorare. Dopo una lunghissima gavetta, ritengo che questo sia un vero traguardo nella mia professione. Sono riuscita a far primeggiare un valore che ho sempre reputato fondante nella mia vita: i rapporti umani nel lavoro.
Faccio ciò che mi va di fare. Siccome qualunque situazione lavorativa gestita all’insegna della responsabilità e del rigore comunque conduce a quanto sopra ci siamo detti, tanto vale fare ciò che piace moltissimo e che di conseguenza viene molto bene. Questa newsletter ne è una testimonianza. Nasce il lunedì mattina presto perché è il momento migliore della settimana e della giornata: prima il piacere, giacché sono in grado di rispettare le scadenze.
Attingendo al principio base di gestione finanziaria, prima paga te stesso: se all’inizio del mese spendo per il mio piacere (traduci: ciò che mi permette di elevare la qualità della vita), sarò incentivata a lavorare per pagarmi le bollette. Fuor di metafora, se all’inizio della settimana dedico il tempo lavorativo a ciò reputo migliore per nutrire me stessa, il resto sarà alimentato da questo senso di gratificazione, in grado di perdurare per parecchio e di tenere alta la motivazione.
Fai ciò che ti piace: è l’unico modo per ottenere risultati di rispetto e contemporaneamente rispettare se stessi.Mi dedico agli altri. Sono una consulente, una docente e una coach. Dedicarmi agli altri è una responsabilità assunta per contratto.
Ma non mi riferisco a questo, quanto invece a ciò che faccio in quei momenti dove ricomincio a sentire l’ansia del dover fare: in quei momenti mi dedico agli altri. Chi lavora con me sa che spesso prendo il telefono e chiamo, a volte scrivo. O vado di persona.
Per sentire come stanno, come vanno le cose, cerco di dedicare maggiore attenzione alle vicende degli altri.
Esco da me.
Questo è anche un ottimo sistema per chi non trova soluzione al suo problema di quel momento: spostare l’attenzione sulle esigenze degli altri può aiutare a convertire la visione e a trovare un nuovo punto di vista personale. Del resto, si sa: guardare insistentemente il problema, allontana dalla soluzione, altro che risolverla!
Dedicarmi agli altri mi permette anche di capire meglio ciò che conta davvero per me. Tornare al mio lavoro diventa denso di sacralità: ho fatto bottino di emozioni che posso tornare a spendere in ciò che per me vale tanto.
La paura è a quel punto sparita.
Per approfondire il tema “Autostima”
Scrivo spesso su autostima e autenticità, poiché li reputo temi fondamentali per migliorare la produttività. Infatti, se mi sento privo/a di valore, sarà difficile per me alzare i miei standard lavorativi e poter affrontare le sfide professionali con fiducia e determinazione.
E per finire: news e strumenti
Durante la scorsa settimana, Google ha presentato una serie di nuove innovazioni che si distinguono (sembra) per la loro natura rivoluzionaria e la loro superiorità rispetto alla concorrenza. Le loro ultime novità rappresentano un passo avanti significativo nell'ambito tecnologico, offrendo soluzioni all'avanguardia che promettono di ridefinire il panorama attuale.
Introdurrà l’AI in tutta la suite Google Workspace (DUET AI): in ogni strumento ci sarà un assistente integrato che cercherà di dare una resa potenziata dell’AI. Primo wow!
Qui il video dove viene spiegata questa innovazione. (Il video è in inglese, ma guardandolo da pc, puoi avvalerti della funzione di YT che permette la traduzione dei sottotitoli.)La ricerca con Bard: il motore di ricerca risponderà come fa adesso Bing su Edge, ma sintetizzerà le risorse disponibili in rete in un unico pannello, mostrando le risorse dai social e citando le fonti. Chi fa posizionamento sui motori di ricerca come me, al momento ha una bella sfida in atto per capire l’evoluzione. Secondo wow!
E veniamo al terzo wow! Al minuto 8:10 si parla di un certo Adobe Firefly… 😎
Noi eravamo qui a domandarci che fine avesse fatto Adobe.
Dorme?
Sta a guardare?
Non sa che pesci prendere?
Direi che questo video spiega bene i pesci che intendono prendere, anzi farci prendere!Non si è parlato di YouTube, ma credo che a breve YouTube parlerà di se stesso… Qui sarò curiosissima perché anche il text to video sta vivendo un’evoluzione che lascia a bocca aperta. Stiamo a vedere.
La cosa che mi ha lasciato basita è che tutta questa rivoluzione è stata annunciata, ma senza data. Non sappiamo quando verranno introdotte tutte queste innovazioni. Quindi per il momento tutto bello, ma domani.
Ohibò… 😖
È tutto.
Un abbraccio affettuoso e a lunedì prossimo! 👋
Mariangela Lecci
👩 Chi sono e cosa posso fare per te
Mi chiamo Mariangela Lecci e faccio il consulente di comunicazione e marketing, sono docente e coach. Il mio quartier generale è a Cattolica, in Emilia-Romagna, vicino al mare.
Il mio impegno è dedicato a sostenere le piccole aziende e i liberi professionisti nei loro percorsi di crescita, sia a livello professionale che personale.
Questa newsletter è un mio strumento operativo con cui resto in comunicazione con la mia community offrendo ispirazioni, senza disdegnare aggiornamenti e operatività.
La scrivo ogni lunedì. Se vuoi che un particolare tema venga trattato, fammelo sapere scrivendomi a info@mariangelalecci.it
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